Massimiliano Morengo - pet marketing

PET MARKETING

Cambiare per vincere in un mercato animale è una missione da veri supereroi

Il Pet Marketing si ispira agli amici animali, alle loro abilità naturali, come ascoltare, annusare, osservare, analizzare, interpretare ed agire.

Per aumentare il fatturato, acquisire nuovi clienti, fidelizzare quelli esistenti, sostenere i margini e ridurre i costi della gestione operativa, le aziende devono sviluppare un Pet Marketing innovativo, sfidante, ispirato dal comportamento animale, basato su strategie integrate, strumenti performanti, un approccio diverso al mercato, al cliente, all’analisi dei dati, alla comunicazione, al marketing, alla vendita, al customer care.

E adesso chiediti “che animale sei”

  • Le tue orecchie sono dritte per intercettare ed ascoltare i segnali che arrivano dal mercato?

  • Il tuo fiuto ti permette di annusare in anticipo le dinamiche di cambiamento?

  • Le tue zampe ti fanno correre ed innovare più velocemente dei tuoi concorrenti?

  • Hai abbastanza pelo sullo stomaco per gestire le situazioni di crisi in modo proattivo e trasformarle in opportunità?

  • Il tuo occhio è abbastanza lungo per non inseguire a vista il breve periodo e sviluppare una solida strategia di medio periodo?

PET MARKETING: sfatiamo un falso mito

Il Pet Marketing, ovvero il marketing ispirato dai valori e dal comportamento dei nostri amici animali, non si applica unicamente alle aziende operanti nel settore Pet.

Diversamente da quanto si possa immaginare o semplificare, il Pet Marketing si applica alle aziende di qualsiasi settore e dimensione, dalla produzione, alla distribuzione, ai servizi, tanto si parli di B2B quanto di B2C.

I fatti parlano chiaro. Non esistono settori dove gli animali non siano direttamente o indirettamente coinvolti. A titolo di esempio:

  • nutrizione;
  • prevenzione;
  • ristorazione;
  • accoglienza;
  • viaggi e vacanze;
  • tempo libero;
  • trasporti pubblici;
  • assicurazioni;
  • medicina;
  • farmacia;
  • igiene;
  • cosmetica;
  • elettronica di consumo;
  • moda;
  • design;
  • giocattoli;
  • servizi di consulenza;
  • formazione;
  • assistenza.

E’ forse un caso che i nostri amici cani e gatti siano diventati i veri “mattatori del web e dei social” e che i loro contenuti, le loro immagini, i loro video, generino più traffico di pornografia e gioco d’azzardo messi insieme?

Un grande cambiamento culturale ha in pochi anni trasformato gli amici Pets da animali da cortile a veri membri della famiglia.

I loro ex proprietari sono diventati “genitori”, sempre più attenti, premurosi, informati, preparati, esigenti, selettivi nelle scelte di acquisto e sempre più sensibili verso il Pianeta e gli animali che in esso vivono.

Si sono trasformati in “Pet Parents” ed oggi rappresentano uno dei segmenti di mercato a più elevato trend di crescita a livello planetario.

PILLOLE DI PET MARKETING

Andiamo ora a demistificare in pillole quei termini anglosassoni tipici del Marketing e del Digital spesso incomprensibili, che alle aziende risultano piuttosto antipatici e che spesso vengono definiti “aria fritta”.

Pensaci: come potrebbe essere “roba da smanettoni” quello che ha portato aziende come Amazon, Google, Facebook, Paypal, Uber, AirB&B a dominare il pianeta in così poco tempo?

Cosa hanno capito queste aziende ed i loro fondatori illuminati prima degli altri?

Quali abilità hanno sviluppato questi “mostri” per raggiungere certi mostruosi risultati?

Pensi davvero si tratti di magia nera?

Imprenditori come Bezos, Zuckerberg, Musk, Branson hanno molti elementi in comune, ma non è così facile leggere “sotto la pelle di questi animali da business” per comprendere visioni, idee e modelli dirompenti che ne hanno determinato il successo.

Ti vogliamo dunque accompagnare in questo ”viaggio figitale”, fisico e digitale al contempo, alla ricerca delle domande e delle risposte giuste, mossi da un solo, semplice e sano obiettivo: CAMBIARE PER VINCERE.

E-Commerce

Un giorno vendere online sarà obbligatorio. Quel giorno è oggi

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I dati ci dicono in modo cristallino che il commercio elettronico è in crescita costante (anche in Italia) e secondo i veri esperti, nel breve termine, assisteremo ad una diffusione massiccia di questa modalità di vendita, che non lascerà campo alle “opinioni” più miopi e conservatrici.

Il periodico ed autorevole report pubblicato da Casaleggio Associati sullo stato dell’e-commerce in Italia nel 2019, non lascia scampo e “taglia le zampe” (oltre alla lingua) ai detrattori delle vendite online.

Il valore del fatturato e-commerce in Italia nel 2018 è stimato in 41,5 miliardi di euro, con un aumento del 18% sul 2017, una crescita costante, a 2 cifre, che non conosce sosta dal lontano 2004, quando il fatturato prodotto dalle vendite online era pari a 1,64 miliardi di euro, CANtastico vero?

Eppure i numeri sPETtacolari del Belpaese non solo nulla se comparati al valore del mercato e-commerce nel mondo, stimato nel 2018 in 2.875 miliardi di dollari. L’Italia è parecchie zampe lontana, a svariati miliardi di distanza, da Gran Bretagna, Germania e Francia, ma la cosa interessante è che partendo dalle retrovie il nostro potenziale e le nostre opportunità di crescita sono decisamente notevoli!

Ma prima del grande passo, è necessario affrontare 8 temi strategici e relativi numeri.

RICERCA. E’ chiamato Effetto Ropo “research online, purchase offline”. I consumatori si informano online prima di effettuare un acquisto. Da qui l’importanza del posizionamento sui motori di ricerca, in primis su Google, il motore di ricerca più amato e utilizzato dagli Italiani. Essere visibili e posizionarsi su Google prima dei tuoi concorrenti è essenziale per il successo del tuo E-Commerce. I numeri che stai per leggere sono molto evidenti, semplici ed immediati nella loro interpretazione:

  • Il 90% degli Italiani è connesso alla rete e passa in media 6 ore al giorno su web e social (Fonte Global Digital Report);
  • Le persone trascorrono in media 5 ore a settimana facendo shopping online (Fonte Hosting Facts);
  • L’81% degli utenti fa approfondite ricerche online prima di acquistare un prodotto tanto online quanto offline (Fonte Social Media Today);
  • Il 40% dei millennial ha utilizzato la ricerca vocale prima di effettuare un acquisto online (Fonte Shopify).

FIGITALE. Credo di averlo detto (e abbaiato) in tutte le lingue del mondo: Online e Offline non sono più due mondi paralleli ma al contrario due dimensioni convergenti, che si alimentano e potenziano a vicenda e dalla cui fusione possono derivare notevoli benefici. Lo sviluppo di una visione Phygital (fisica e digitale al contempo) rappresenterà una condizione preliminare imprescindibile per qualsiasi azienda che voglia affrontare seriamente la sfida del Commercio Elettronico. A supporto di questa visione:

  • Il 56% degli acquisti nei negozi fisici è influenzato da un’interazione digitale (Fonte Hosting Facts);
  • L’80% dei consumatori ha utilizzato un telefono cellulare all’interno di un negozio fisico per leggere le recensioni dei prodotti, confrontare i prezzi o trovare negozi alternativi (Fonte OuterBox);
  • L’Italia è il terzo paese al mondo per numero di smartphone (Fonte Wired);
  • L’85% degli Italiani utilizza device mobili per fare acquisti, il 34% spesso ed il 14% sempre (Fonte Pagamenti Digitali);
  • Entro il 2020, le vendite da mobile rappresenteranno il 45% di tutte le attività di e-commerce rispetto al 20,5% del 2016 (Fonte Hosting Facts);
  • L’Italia è uno dei paesi con la più spiccata attitudine verso il mobile shopping, un podio dominato in Europa da Spagna e Irlanda. Il mobile shopping è dunque un “fenomeno animale” da tenere attentamente sotto controllo per le aziende che intendono affrontare la sfida della vendita online con tutte e 4 le zampe per terra.

PROMOZIONE. Creare una piattaforma di vendita online tecnicamente e graficamente valida non basta. Occorre renderla visibile, promuoverla costantemente su web e social ed in parallelo “picchiare duro” su sconti e promozioni, mixando le strategie e le meccaniche promozionali più disparate. Lo sapevi che:

  • Il 50% degli e-commerce investe circa 1.000 dollari al mese in campagne pubblicitarie a pagamento (Fonte SEMrush);
  • Il 71% degli acquirenti pensa di fare un affare migliore online, rispetto a quello che farebbe recandosi in un negozio fisico (Fonte Media Lounge);
  • Il 50% è lo sconto più popolare proposto tra gli e-commerce italiani (Fonte SEMrush).

MARKETPLACE. Vendere online non significa per forza dover investire per creare il proprio sito di E-Commerce. Esiste una soluzione alternativa o complementare rappresentata dai Marketplace, un canale molto interessante per le aziende che possiedono il potenziale commerciale ma con limiti sul fronte delle competenze tecnologiche, dell’esperienza digitale, dell’Organizzazione e della flessibilità Logistica. Pensa che:

  • Il 55% delle vendite e-commerce viene effettuato in negozi di marca ed il 45% nei Marketplace (Fonte Hosting Facts);
  • Per il 45% di tutte le vendite online, gli e-commerce di riferimento sono Amazon (36%), eBay (8%), altri (solo 1%) – (Fonte Big Commerce);
  • Amazon e Ebay sono i negozi online più popolari su Google.it (Fonte Web In Fermento).

SERVIZIO. La presenza fisica ed il supporto ai clienti prima, durante e dopo una vendita, rappresenta uno degli elementi essenziali per il successo delle vendite online. Lo stesso dicasi per i costi e le tempistiche di consegna. Non a caso:

  • L’89% degli acquirenti interrompe l’acquisto online a causa di un servizio clienti scadente (Fonte Social Media Today);
  • La maggior parte dei reclami relativi all’esperienza di acquisto, in Europa, si riferisce ai tempi di consegna e prodotti danneggiati durante la spedizione (Fonte Ecommercenews);
  • Il 66% degli acquirenti decide di non acquistare un articolo a causa di costi di consegna non convenienti (Fonte Hosting Facts).

SOCIAL. I social networks si stanno trasformando da leva di Branding ed Advertising in un nuovo canale e strumento di vendita.

  • Il 30% degli acquirenti online afferma che vorrebbe ordinare da un social network come Facebook, Pinterest, Instagram, Twitter o Snapchat (Fonte Big Commerce).
  • Sono gli utenti di Instagram quelli che trascorrono la maggior parte del tempo sui siti di e-commerce, con una durata media della sessione di 192 secondi, il doppio rispetto a quelli di Facebook ed il triplo rispetto a quelli di Pinterest (Fonte Social Media Today).
  • Il 38% delle persone sfrutta l’interazione con i social media per visitare il sito Web di un rivenditore (E Fundamentals).
  • Negli ultimi 5 anni, le vendite online a partire dai social media sono aumentate del 93% (Media Lounge).

REFERRAL. I geek del digital lo chiamano WOM (word of mouth), gli analogici lo chiamano ancora passaparola ed è la più antica, economica ed efficace forma di pubblicità del mondo, anche nella digital economy e soprattutto nel settore Pet, un mondo sempre più “connesso” dove le relazioni, le conversazioni, i suggerimenti, tra i milioni di genitori di animali domestici valgono molto più di pubblicità milionarie. I clienti soddisfatti hanno un valore inestimabile e la capacità della tua azienda di trasformarli in promotori naturali, in influenzatori della decisione di acquisto di altri pet parents, in “ambasciatori” del brand, è una leva strategica di Pet Marketing spesso sottoutilizzata, una opportunità che la tua azienda non può permettersi di lasciare ad altri. Forse non sapevi che:

  • Il 60% degli utenti online, prima di acquistare, verifica i pareri di altri utenti per ottenere rassicurazione, chiarezza, convenienza e decidere se acquistare o meno (Fonte Netcomm);
  • L’84% dei clienti non si fida della pubblicità (fonte TrustPilot);
  • Il 74% dei consumatori si fida dei consigli dei suoi pari (fonte Nielsen);
  • Il 23% degli acquirenti è influenzato dai commenti sui social media (Fonte Big Commerce);
  • Oltre il 90% delle persone che acquistano su Amazon non ordina un articolo con meno di tre stelle (Fonte Forbes).

Come avrai ben compreso, vendere online non è una passeggiata e presuppone obiettivi chiari, strategie precise, nuove competenze, strumenti di gestione innovativi, metodologia progettuale, indicatori di misurazione concreti ed una parziale revisione dell’Organizzazione, dei processi commerciali, logistici ed amministrativi.

E mi raccomando non farti strane illusioni: gli 8 punti precedenti sono solo alcune delle importanti riflessioni che dovrai fare prima di iniziare il tuo viaggio e non rappresentano assolutamente la mappa esaustiva per affrontare con successo la tua prossima grande sfida della vendita online.

PHYGITAL

Fisico + Digitale = Figitale

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E’ arrivato il momento di “cambiare pelle”, di metabolizzare il concetto di Phygital (physical + digital) o se preferisci Figitale, ed eliminare la tradizionale ed obsoleta distinzione fra online e offline, tra fisico e digitale, tra reale e virtuale, tra negozio ed e-commerce, a favore di un Pet Marketing più evoluto, integrato, omni-canale e sempre più vicino al cliente ?nale.

“Dire Figitale” è cosa semplice, ma agire concretamente in modo Figitale è tutta un’altra storia.

La tua azienda si dovrà trasformare, dovrà rivedere l’Organizzazione, la Strategia, gli Strumenti ed i Processi interni, dalla Comunicazione al Pet Marketing, dal Commerciale alla Logistica, dalla Produzione alla Qualità, dal Controllo di Gestione al Servizio Clienti, per essere in grado di interagire, in modo organizzato ed integrato con clienti e prospect, su più canali possibili: dal negozio agli eventi, dal web ai social, dal numero verde alla chat, solo per citare gli esempi più immediati.

Nonostante i benefici di un approccio Figitale siano evidenti, imprenditori e manager continuano a chiedermi perché dovrebbero “cambiare pelle”, perché dovrebbero mettere a budget investimenti importanti per innovare, per rivedere organizzazione e strategia, per acquistare nuove competenze e nuovi strumenti, ma soprattutto perché eliminare la consolidata distinzione fra online e offline, tra fisico e digitale, anziché accettarla?

E mentre le aziende di produzione, le catene, i negozi ancora “ringhiano” e “abbaiano” per capire se sia giusto ibridare la razza del “fisico” con il sangue del “digitale”, se sia giusto che un produttore di cibo per cani “human grade”, di vino biologico “vegan friendly”, di affettati “a base vegetale”, di monopattini elettrici, di cosmetici 100% naturali, di abbigliamento “cruelty free”, di sexy toys in gomma riciclata, venda direttamente su web, se sia corretto che un distributore produca a marchio proprio, se abbia senso per un piccolo negozio specializzato tenere aperta la serranda, il mondo cambia, i mercati evolvono, i clienti si trasformano ed i modelli di business tradizionali dimostrano sempre più, in modo palese, i propri limiti fisiologici.

Le aziende più smart hanno fiutato il cambiamento e stanno già lavorando per trasformarsi a livello organizzativo, strategico, operativo e commerciale.

Basti pensare alla recente acquisizione di WholeFood (la più famosa catena americana di supermercati bio) da parte di Amazon, che con un “piccolo investimento” di 13,7 miliardi di Dollari, si è portata a casa una rete capillare di 460 negozi fisici e milioni di clienti a stelle e strisce uniti dalla cultura del mangiare sano, naturale, biologico e vegano. Con tale operazione il player figitale #1 al mondo entra fisicamente (e prepotentemente) nel commercio al dettaglio tradizionale, si accaparra la possibilità di vendere i prodotti di WholeFood su piattaforma Amazon ed in parallelo i prodotti di Amazon ai clienti di WholeFood. Un case history unico, un esempio attuale di genialità in chiave Phygital.

Le aziende dal DNA più tradizionale sono invece convinte che si tratti, tanto per cambiare, di una “bolla” e rimangono ancora sedute, a pancia piena, a guardare quello che succede fuori dal loro giardino: “tanto l’America è lontana”.

Proveremo dunque a rispondere alla fatidica domanda “perché un’azienda deve affrontare la Sfida Figitale” in 10 semplici passaggi, dando letteralmente “dei numeri”.

Al lettore la facoltà di interpretarli con la testa o con la pancia e decidere cosa sia giusto fare per il bene della propria azienda.

  • Il 90% degli Italiani è connesso alla rete, con 44 milioni di utenti attivi su Internet, 31 milioni su Facebook e 19 milioni su Instagram. Numeri troppo importanti per rimanere solo fisici e non assecondare la transizione al digitale prima e la trasformazione figitale successivamente.
  • L’85% delle decisioni di acquisto nasce online per poi proseguire offline. Questo fenomeno viene definito ROPO “research online, purchase offline” e combinato al TOPO “try off line, purchase online” (per intenderci quelli che vanno a provare le Geox in negozio per poi acquistarle su web al miglior prezzo) ci dimostra quanto la contemporanea presenza fisica e digitale, sia fondamentale per competere in un “mercato animale” e non subire erosione di quote da parte della concorrenza.
  • L’84% delle persone si fida del passaparola, tanto online quanto offline, la più antica, economica ed efficace forma di promozione del mondo, in particolare nel settore del Food, del Wine, del Pet, del Fashion, del Design, del Travel, del Wellness, dello Sport, mondi sempre più “connessi” dove le relazioni, le conversazioni, i suggerimenti, tra milioni di persone coinvolte da specifici interessi valgono molto più di pubblicità milionarie. Le recensioni, i commenti, le testimonianze di clienti soddisfatti hanno dunque un potere incredibile nell’influenzare la decisione di acquisto da parte di altri potenziali clienti. Un’opportunità troppo ghiotta per essere lasciata ai concorrenti.
  • L’85% degli Italiani utilizza device mobili per fare acquisti, il 34% spesso ed il 14% sempre. L’Italia è uno dei paesi con la più elevata attitudine verso il mobile shopping, un podio dominato in Europa da Spagna e Irlanda. Il 43% degli Italiani usa lo smartphone per acquistare una volta (27%) o più volte (16%) a settimana. Ciò spiega come l’Italia sia il terzo paese al mondo per numero di smartphone, il perché gli Italiani spendano in media 6 ore al giorno su web e social e soprattutto perché l’e-commerce cresca a due cifre ogni anno da 15 anni a questa parte.
  • Il 90% della “customer journey” viene vissuta in “solitaria”, in altre parole il processo di acquisto del cliente avviene per la maggior parte del tempo senza alcuna interazione con il fornitore del prodotto o servizio. Troppo alto dunque il rischio che il potenziale cliente abbandoni l’acquisto o scelga prodotti o servizi di aziende concorrenti meglio in grado di creare punti di contatto e micro momenti di relazione sui canali web, social e tradizionali.
  • L’87% dei clienti abbandona un brand per indifferenza, per mancanza di attenzione, di relazione, di conversazione e di interazione sui canali preferiti, siano essi web, social o fisici. Una dimostrazione ulteriore di quanto il processo di fidelizzazione del cliente si sia spostato dal cosa (il prodotto o servizio) al come (il modo di gestire la relazione).
  • Il 90% delle aziende presenti su social si limitano a parlare di sé, dei propri prodotti e servizi, senza ascoltare quello che si dice in rete su di loro, sul brand, sul mercato, sui concorrenti, per scoprire quello che non sanno, per intercettare le conversazioni che contano, le obiezioni, le critiche, i desideri, le esigenze, i problemi e trasformare questi “sentimenti” in reattive campagne di Pet Marketing, siano esse web, social o tradizionali.
  • Il 47% delle aziende non sono disposte ad investire più del 10% per attività di Pet Marketing e solo il 38% ha speso realmente tra l’1 ed il 10% del fatturato annuo per la trasformazione digitale. Decisamente poco in un mercato “animale” che ha ancora tutto da esprimere e dove “per fare i numeri” servono investimenti ben più cospicui.
  • Il 56% delle aziende afferma di credere nel web ma 4 aziende su 10 non hanno ancora un sito istituzionale degno di tale definizione. No comment.

In una ricerca condotta da Dogfather.it su un campione di 101 aziende e professionisti operanti nel settore Pet e settori collegati, solo il 3% degli intervistati è stato in grado di tradurre ed esprimere correttamente il concetto di Phygital. Ciò indica in modo inequivocabile che la strada è ancora molto lunga.

Adesso la scelta è solo tua. Potrai seguire le orme delle aziende più smart che hanno fiutato in anticipo il cambiamento figitale, superato la fase di miopia, sostituito le opinioni con i numeri e che oggi stanno già lavorando per cambiare pelle, eliminando la tradizionale e ormai superata distinzione tra fisico e digitale, fra on line e offline, tra reale e virtuale, tra negozio ed e-commerce, a favore di un approccio più evoluto, integrato, omni-canale, figitale e sempre più vicino al cliente, trasformandosi a livello organizzativo, strategico ed operativo, consolidando un vantaggio competitivo che “gli altri” (te compreso) faranno fatica a scalfire.

Oppure potrai emulare il comportamento delle aziende più conservatrici, convincerti che si tratti ancora una volta di una “moda” e rimanere seduto a guardare quello che succede fuori dal tuo giardino.

Content Marketing

I contenuti sono la “benzina” del Pet Marketing

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Molte aziende sono ancora convinte che il loro vero valore sia rappresentato dai prodotti o dai servizi, senza rendersi conto di essere fuori strada. Come si spiegherebbe altrimenti che aziende prive di prodotti o servizi validi ma ricche di contenuti siamo popolari su Web e Social e siano le più “googolate” ed apprezzate dal pubblico?

La risposta si chiama Content Marketing, ovvero l’arte di produrre e condividere contenuti di valore che rispondano alle esigenze, interessi o problemi dei Pet Parents, con lo scopo di acquisire nuovi clienti e mantenere quelli esistenti.

I contenuti devono aiutare il tuo pubblico a risolvere dei problemi o raggiungere degli obiettivi.

Un genitore di cane o gatto, ad esempio, deve saper fare un sacco di cose che non gli insegna proprio nessuno.

Pensiamo alla nutrizione, alla prevenzione, al comportamento, alla scelta degli accessori, all’igiene dell’animale e della casa in cui vive, alla gestione delle emergenze, solo per citare alcune delle tematiche più evidenti.

Fornire informazioni utili e credibili sulla salute del cane, in modo utile ed etico, rappresenta la migliore strategia di relazione con i “pet parents”, il modo migliore di attrarli, conoscerli, profilarli, interagire con loro, sino ad offrire prodotti e servizi, accompagnarli gradualmente a trovare la soluzione migliore, costruire una relazione che duri nel tempo e non al contrario “mordi e fuggi”.

Proiettiamoci adesso nel mondo parallelo degli alimenti vegani.

Quanto è difficile per un onnivoro affrontare la transizione a vegetariano prima e vegano poi? Quali prodotti scegliere? Come sceglierli? Come si cucinano? Dove trovarli? Come si legge l’etichetta? Quali aziende privilegiare? Come garantire un corretto bilanciamento degli alimenti ed un adeguato apporto nutrizionale giornaliero?

Passiamo ora al mondo del vino.

Come si sceglie un vino buono, sano, certificato?  Biologico, biodinamico, naturale, vegano, quali sono le reali differenze? Come decodificare  quello che ci piace? E’ più sano il bianco o il rosso? Il vino può contenere tracce di provenienza animale? Il vino contiene solfiti? Ma cosa sono realmente i solfiti? Perché al  supermercato trovo prevalentemente vini che costano poco e di bassa qualità? Perché non riesco a comprendere il linguaggio del sommelier e degli “espertoni”?

La verità è molto semplice: “la comunicazione è una brutta bestia”. Possiamo dominarla o lasciarla correre dove vuole lei.

I contenuti sono la vera energia che muove le “zampe” del Pet Marketing ma attenzione: “se al primo appuntamento parli solo di te, non aspettartene un secondo”.

Il concetto è molto semplice ma i fatti dicono ben altro.

Quando si tratta di Pet Marketing e Comunicazione, le aziende sono spesso ed incredibilmente “centrate su loro stesse”, “abbaiano molto” e sembrano non ascoltare le esigenze dei loro clienti.

I contenuti che sviluppano per il web, per i social e per i canali tradizionali sono fortemente orientati al Brand, ai prodotti, ai servizi, alla qualità, ai prezzi, alle promozioni, dimenticandosi che dall’altra parte dello schermo c’è una Buyer Persona che in quel momento sta cercando di raggiungere un obiettivo oppure risolvere un problema, un Pubblico che non tollera pubblicità ma vuole informazioni utili, che non cerca prodotti ma soluzioni, che non paga promesse ma fatti e risultati concreti, in altre parole “fatti e non crocchette”.

Il Pet Marketing ci insegna che per acquisire un nuovo cliente dobbiamo attrarlo con contenuti di reale valore che siano compatibili con i suoi interessi, obiettivi, problemi e che per consolidare la relazione con un cliente esistente dobbiamo continuare ad educarlo, nel tempo, trasformandolo gradualmente da consumatore dei nostri prodotti o servizi a promotore naturale del nostro Brand.

Inbound Marketing

Fai che il tuo cliente sia l’eroe della tua storia

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L’Inbound Marketing è una strategia Phygital di Pet Marketing basata sull’attrarre “Personas”, ovvero persone interessate ai nostri prodotti e servizi, avvicinarli al brand attraverso contenuti di valore e trasformarli prima in clienti e successivamente in promotori naturali, per “vendere senza vendere”, senza mai inseguirli od interrompere quello che stanno facendo.

Cosa deve fare la tua azienda per cogliere i benefici del Pet Inbound Marketing?

La tua azienda deve rivedere la modalità “classica” per raggiungere nuovi clienti.

La pubblicità “abbaia ma non performa” e questo è un dato di fatto.

E non funzionano più i siti “belli da vedere”, le pagine Facebook con tanti “like”, i testimonial “VIP”, le iniziative di charity “SHOW”, la presenza nei negozi e showroom più “COOL”, obiettivi e metriche di vanità che non portano alcun valore.

Una nuova generazione di clienti esige sempre più “sostanza” e persegue con forza 3 obiettivi ben precisi: la salute, la felicità e la longevità delle persone, degli animali e dell’ambiente in cui vive.

Per questo non tollera inutile pubblicità ma richiede informazioni utili, non acquista prodotti ma soluzioni, non paga promesse ma risultati concreti, non si accontenta di fornitori ma esige relazioni vere.

Per questi “clienti evoluti”, il contenuto – che deve arrivare al momento giusto, sul canale giusto, nel formato giusto – è più importante del packaging, del prezzo e della pubblicità, a cui non credono più e da cui fuggono “a zampe levate”, mentre il commento positivo di un altro consumatore ha un peso incredibilmente rilevante nell’influenzare la loro decisione di acquisto.

E se sarai in grado di incuriosirli sempre più con nuovi argomenti, educarli gradualmente, stupirli nei momenti di inattività, divertirli (che non guasta mai), se avrai la sensibilità per “coltivare una relazione” prima ancora di proporre il tuo prodotto o servizio, potrai diventare un “campione” che difficilmente i tuoi concorrenti vorranno sfidare.

E non dimenticare mai: i tuoi clienti non sono bersagli, ma persone con un cuore e la coda scodinzolante.

Dimentica quello che hai studiato sui tradizionali testi di Marketing e cancella definitivamente la definizione giurassica di target.

Pensiamoci bene: il target è un bersaglio su cui qualcuno spara. Ma chi mai vorrebbe essere un bersaglio? Quale animale a 2 o 4 zampe vorrebbe essere la preda di un cacciatore?

Eppure potresti eccepire che la pubblicità ci ha bersagliato per una vita intera. Verissimo! Infatti la pubblicità tradizionale è morta, dopo aver dimostrato tutti i suoi limiti, la sua natura “interruptive”, invasiva e la sua incapacità di dare risultati concreti e misurabili.

L’Outbound Marketing lascia così il campo all’Inbound Marketing, una strategia completamente diversa che si basa sull’attrazione di potenziali clienti, persone, una diversa dall’altra, offrendo loro contenuti di valore, utili, funzionali, informativi, educativi, in linea con i loro interessi ed esigenze, in grado di accompagnarli gradualmente nella risoluzione di un problema o nel perseguimento di un obiettivo.

In un mondo a colori dovrai imparare ad interagire con diverse “Personas”. E’ solo stando al loro fianco, attraverso una conversazione ed una relazione continua, che magicamente riuscirai finalmente a “vendere senza vendere”, creando una relazione solida, che duri nel tempo e che ti permetta di affrontare e risolvere anche eventuali situazioni di crisi.

Ma per riuscire a comunicare con ogni “razza, stazza e pelo”, dovrai dotarti di nuovi strumenti per ascoltare, analizzare, conversare e raccogliere feedback.

Dovrai porti alcune domande imprescindibili per dare vera soddisfazione alle tue tue Buyer Personas:

  • Quali obiettivi perseguono i tuoi clienti reali o potenziali?
  • Quali problemi affrontano e vogliono risolvere?
  • Cosa cercano, come parlano, come ragionano?
  • Quali sono i loro valori, in cosa credono, quali benefici desiderano?
  • Quanto sono consapevoli, informati, preparati su specifici argomenti?
  • Quali competenze, esperienze, storie puoi condividere con loro?
  • Qual’è il loro background, stile di vita, quali sono le loro ambizioni, i loro desideri?
  • Quali sono i loro limiti, i falsi miti, le obiezioni, le critiche, le paure?

E soprattutto come puoi aiutarli a fare le scelte più giuste per se stessi, per i loro amici a 2 e 4 zampe, per il pianeta?

In un mondo a colori, fatto di Buyer Personas e non di bersagli, di Pet Parent e non di consumatori generici, di Vegetariani, Vegani, Crudisti, Fruttariani e non solo Onnivori, in un mondo dove si compete per ottenere micro momenti di attenzione da parte del pubblico, in una “guerra del tempo” dove non si combatte più col bazooka ma con la sensibilità, diviene dunque imprescindibile comunicare a due vie, conversare e ricevere feedback continuo.

Fatti le domande giuste per ottenere le risposte che contano e sarai davvero in grado di mettere 4 zampe motrici al Pet Marketing della tua azienda!

Funnel

Non è solo magia nera attrarre clienti attraverso il web

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“Il funnel non è un tunnel bensì un imbuto” ed esistono diverse tipologie di funnel con obiettivi, strategie e modi diversi di operare.

Nel classico funnel di vendita, ad esempio, entrano nuovi contatti ed escono nuovi clienti, dunque un imbuto che ha l’obiettivo di generare vendite.

Il funnel può essere sintetizzato come il ciclo di vita di un cliente che si sviluppa lungo una serie di fasi: attrazione, profilazione, educazione, offerta, vendita, feedback, fidelizzazione, solo per presentare un funnel standard.

Le nostre azioni devono essere funzionali ovvero mirate e costruite ad ottenere una specifica azione da parte del tuo pubblico.

Una qualsiasi attività senza “call to action” é un investimento senza obiettivo, per definizione inutile e ingiustificato. E adesso chiediti: la tua azienda si può davvero permettere di investire pro bono e senza averne un ritorno?

Contenuti, conversazioni e relazioni sono le chiavi per sviluppare e consolidare il tuo business.

Ma per trasformare opportunità in clienti, è necessario accompagnare per mano i tuoi contatti, passo dopo passo, zampa dopo zampa, nel corso del loro viaggio (ciò che gli “animali del marketing” definiscono “customer journey”) regalando loro una esperienza memorabile (la famosa “customer experience”) finalizzata a compiere un’azione specifica (quella che noi geek chiamiamo “call to action”).

Per dirlo in parole più semplici, il funnel è la sequenza più diretta, veloce, efficace (ergo meno costosa) di perseguire un obiettivo specifico.

  • Come ottenere un nuovo contatto cliente attraverso una campagna social?
  • Come acquisire maggiori informazioni sul suo profilo?
  • Come informarlo ed educarlo affinché percepisca i benefici della nostra offerta?
  • Come condurlo al primo acquisto?
  • Come portarlo al successivo riordino?
  • Come fidelizzarlo?
  • Come trasformarlo in un promotore naturale che possa introdurre nuovi potenziali clienti?

Il Pet Funnel Marketing può portare enormi benefici alla tua azienda

    • Generare nuove opportunità di business;
    • Aumentare il tasso di conversione;
    • Diminuire i costi della gestione operativa;
    • Rafforzare il controllo lungo l’intera customer journey di clienti e prospect;
    • Attivare processi automatici secondo regole precise.

Per attivare con successo un’azione di Pet Funnel Marketing, la tua azienda dovrà prima metabolizzare i concetti base del Pet Inbound Marketing e produrre costantemente contenuti di elevato valore.

E questo è solo l’inizio. Il tasso di conversione di un funnel dipenderà dalla capacità di gestire proattivamente il feedback, di conversare, di raccogliere dati, di creare relazione, di sorprendere e da ultimo di trasformare clienti soddisfatti in promotori naturali e non da ultimo dotarsi di una piattaforma di Pet Marketing Automation, senza la quale, tutto quello che ci stiamo raccontando sarebbe pura teoria.

Pet Marketing Automation

Un treno da non perdere

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La Marketing Automation non è un nuovo “giochino tecnologico” sexy e trendy, ma è uno strumento di automazione di processi tradizionalmente gestiti in modalità manuale quali la Comunicazione ed il Marketing.

Consiste nell’innescare azioni automatiche, in funzione di specifici eventi, sulla base di regole predefinite, in modalità h24, 365 giorni l’anno.

La Marketing Automation rappresenta una leva imprescindibile per la tua azienda, per prenderti cura dei tuoi clienti a 2 e 4 zampe, comunicare con loro e rispondere alle loro esigenze.

Prima di essere una tecnologia è una strategia che può rivoluzionare il tuo modo di lavorare, qualcosa di assolutamente impensabile sino a pochi anni addietro, in grado di automatizzare azioni che non avresti mai il tempo e le risorse per eseguire manualmente.

Potrai migliorare le tue PETformance, guadagnare di più e risparmiare risorse economiche da utilizzare per far crescere la tua azienda e pensare in grande, come i più grandi.

Potrai finalmente generare nuovi contatti, attrarre nuovi clienti, metterli al centro, studiarli, coinvolgerli, educarli, condurli all’acquisto e renderli fedeli, nel tempo più breve ed al costo più basso, attraverso campagne automatiche di cui potrai misurare l’efficacia in tempo reale, “anche quando dormi”.

Stiamo parlando di strumenti che ci permettono di capire cosa fanno gli utenti sui nostri siti, cosa cercano, in quale fase della customer journey si trovano, per essere così in grado di produrre contenuti personalizzati, attivare una conversazione, conoscerli sempre di più, profilarli sempre meglio e condurli a compiere specifiche azioni.

Esistono molti tool in commercio, per tutte le tasche e stili di guida, che vanno “dalla Ferrari alla Fiat Panda“, come Hubspot, Marketo, Sales Manago, Kartra, Mautic solo per fare alcuni esempi. Ma la verità è che nessuno di questi strumenti agisce come una bacchetta magica: per farli funzionare ci vuole testa e strategia!

Quali sono le principali funzioni della Pet Marketing Automation?

  • Tracking per tracciare il comportamento online, il “digital body language” dei tuoi utenti.
  • Lead generation per acquisire l’identità dei tuoi visitatori, trasformarli in utenti conosciuti, segmentarli e gradualmente profilarli.
  • Profiling per raccogliere informazioni utili sui potenziali clienti, sulle loro esigenze, interessi o problemi.
  • Nurturing per creare programmi di educazione in grado di elevare il livello informativo dei tuoi potenziali clienti e condurli all’acquisto nel momento in cui sono davvero pronti per apprezzare i benefici del tuo prodotto e dei tuoi servizi.
  • Scoring per attribuire un punteggio a specifici comportamenti dei tuoi potenziali clienti in modo da poterli valutare in modo oggettivo e non solo soggettivo.
  • Call to action per convertire, dove per conversione non si intende esclusivamente vendere ma fare in modo che l’utente compia una determinata azione, come ad esempio scaricare un e-book, partecipare ad un evento, richiedere un coupon, compilare un questionario.
  • A/B test per testare l’efficacia di una mail, una landing, un nuovo banner sulla home page prima di lanciare una campagna di Pet Marketing

Quali sono i benefici della Pet Marketing Automation?

Le aziende che hanno messo in atto azioni di Marketing Automation con obiettivi precisi, strategie ben definite ed utilizzando strumenti integrati, in logica cross-canale, hanno rilevato KPI (indicatori di prestazione) di particolare rilevanza, a soli 6 mesi dall’avvio del progetto:

  • Crescita del traffico sul loro sito e conseguente aumento dei contatti generati;
  • Aumento delle conversioni, dei valori e volumi di vendita, della marginalità sulle vendite;
  • Diminuzione del costo di acquisizione e gestione del singolo cliente;
  • Maggiore conoscenza e profilazione dei clienti reali e potenziali;
  • Campagne di Pet Marketing più reattive e misurabili in tempo reale.

Cosa deve fare la tua azienda per cogliere i benefici della Pet Marketing Automation?

Come primo passo, la tua azienda deve metabolizzare i fondamenti del Pet Inbound Marketing, la strategia basata sull’attrazione di nuovi contatti attraverso la produzione ed erogazione di contenuti a valore aggiunto per i clienti.

Dovrai dunque educarli, divertirli, incuriosirli, stupirli, «coltivarli» prima di proporre una vendita, senza mai dimenticare che l’85% dei consumatori cerca informazioni on line prima di effettuare un acquisto, tanto online quanto offline.

E soprattutto i tuoi contenuti dovranno essere utili, attinenti agli interessi, esigenze, problemi delle tue Buyer Personas, essere erogati nei formati più adatti a loro, più facilmente fruibili, con il giusto timing, sui canali di interazione da loro preferiti e possibilmente personalizzati.

PET SEO WRITING

L’arte di “scrivere da cani” che piace a Google

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Il SEO (Search Engine Optimisation) è l’arte di “scrivere da cani” per farti trovare su Google prima dei tuoi concorrenti.

Parliamo davvero di una “brutta bestia”: un mix di strategie ed attività di ottimizzazione finalizzate ad aumentare la visibilità dei contenuti web, migliorarne il posizionamento organico e raggiungere la migliore posizione utile sui motori di ricerca.

Quali sono i benefici del Pet SEO Writing?

Scrivere “da cani” combinando la buona scrittura con le regole di Google, ovvero il modo di ragionare del motore di ricerca più potente del mondo, presenta benefici irrinunciabili per la tua azienda, quali:

  • Sviluppare siti più efficaci, con più visite ed una qualità del traffico più elevata;
  • Generare nuovi contatti, dunque nuove opportunità di vendita;
  • Aumentare il tasso di conversione, trasformando visitatori in clienti;
  • Elevare il posizionamento, la consapevolezza e la reputazione del brand;
  • Consolidare un vantaggio competitivo che nemmeno le inserzioni a pagamento saranno in grado di scalfire.

Ma attenzione: gli algoritmi di mamma Google sono “guinzagli corti” che non ammettono troppa libertà di movimento.

Parlando di SEO  oltre al mordente servono disciplina ed obbedienza.

Il SEO è inoltre un tema piuttosto complesso con implicazioni tecniche non indifferenti e assolutamente non improvvisabili.

Allo scopo di condurre attività di analisi ed ottimizzazione SEO efficaci, ti serviranno nuove competenze, metodologia di analisi e strumenti adeguati.

Cosa deve fare la tua azienda per cogliere i benefici della Pet SEO Writing?

Per iniziare con “la zampa giusta” la tua azienda dovrà analizzare il posizionamento web e la presenza social dei concorrenti, identificare puntualmente il profilo, gli interessi, le esigenze ed i problemi delle buyer personas, sviluppare una strategia di comunicazione basata sui contenuti di valore, costruire un piano editoriale, erogare i contenuti in modalità automatica, alla persona giusta, al momento giusto, sul canale giusto, monitorare i risultati in tempo e reale per porre in essere eventuali azioni di Pet Marketing correttive ove necessarie, attivare azioni di Media Relation e (non da ultimo) affidarsi ad uno specialista SEO di tutto “pedigree” valorizzandolo come un investimento strategico e non come un costo inevitabile.

Se invece hai pensato che un professionista ti costi troppo, prova a pensare quanto di costerebbe il fai da te o l’introduzione in azienda di un dilettante.

Pet video marketing

L’hai “mai fatto” con un video?

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Già nel 2017 il 74% dei contenuti totali su web era rappresentato da video: ben 3 contenuti su 4.

Ecco allora che “dirlo o farlo con un video” può rappresentare un importante elemento di distinzione e vantaggio competitivo, in modo particolare nei settori dove gli amici cani e gatti rappresentano i veri “dominatori del web” ed il traffico generato dai loro simpatici contenuti batte sul campo “concorrenti” (meno simpatici) quali produttori di armi, pornografia e gioco d’azzardo.

Perché le aziende si devono avvalere necessariamente del Pet Video Marketing?

La risposta è molto semplice! Le persone non leggono più ed è quindi diventato indispensabile imparare “a dirlo e farlo” (il marketing) con un video.

Le tecnologie Web e Social hanno letteralmente rivoluzionato il loro modo di ascoltare, comunicare, interagire, influenzare, decidere e acquistare.

Per raggiungere nuove buyer personas, creare attrazione, interesse, conversazione, relazione sarà necessario esplorare nuove forme di comunicazione come i video

Perché le aziende si avvalgono solo marginalmente del Pet Video Marketing?

La risposta è naturale: “hanno paura del video”, del giudizio, delle critiche.

Ma produrre un video non significa andare davanti alla telecamera.

Realizzare un video significa raccontare la tua storia e quella della tua azienda, i tuoi valori, le tue competenze, le tue soluzioni, i tuoi successi, i benefici della tua offerta, in modo autentico, onesto ed originale, attraverso un mezzo che ha una capacità notevolmente superiore di andare a segno rispetto alle parole.

Quali sono i benefici della Pet Video Marketing?

Non ci dobbiamo dunque stupire o scandalizzare di come le aziende di settori quali banking, insurance, information technology, solo per fare alcuni esempi, utilizzino gli amici pets come protagonisti delle loro campagne di advertising, per mettere cuore, simpatia ed emozione dove spesso è difficile trovarne.

I benefici del Pet Video Marketing sono incredibilmente evidenti.

  • Il video rappresenta un alleato incredibilmente efficace per raccontare la tua storia, per condividere competenze, esperienze e soluzioni, ancor prima di arrivare al prodotto;
  • Un video di 1 minuto equivale a circa 1.800.000 parole;
  • Una campagna di Pet Marketing basata sui video è in grado di aumentare di ben 6 volte le conversioni e fino al 512% il coinvolgimento degli utenti;
  • ll video è uno strumento efficace di relazione con il cliente, per informarlo, educarlo, incuriosirlo, sorprenderlo, responsabilizzarlo, stimolarlo al feedback;
  • I contenuti video aiutano a creare le migliori condizioni abilitanti alla vendita, “senza bisogno di vendere” e generare al contempo traffico web, migliorare la visibilità, il posizionamento e la reputazione del brand “che ci mette la faccia”.

Cosa deve fare la tua azienda per cogliere i benefici del Pet Video Marketing?

Raccontare una “storia da cani”, la tua vera storia con un video, è il segreto di Pet Marketing per creare una relazione che duri nel tempo con il tuo pubblico, in modo particolare per chi, come te, combatte ogni giorno per sopravvivere in un “mondo animale”.

Dovrai pertanto superare la paura della telecamera, acquisire confidenza, esperienza, strumenti, astuzie per produrre video utili, originali, trasferendo dalla penna all’obiettivo la tua capacità di generare contenuti, genuini ed originali, in modo semplice, veloce e possibilmente divertente, ingaggiando e creando relazione.

E non dimenticare. Il tuo cliente non compra mai un semplice prodotto, ma acquista soluzioni, benefici e soprattutto “sposa” la tua azienda per ciò che di “buono” essa rappresenta, per la tua etica, la tua missione, la tua responsabilità sociale e la tua capacità di rispettare le persone, gli animali e l’ambiente in cui essi vivono.

I tuoi video racconteranno dunque i diversi aspetti della tua vita aziendale, il tuo lato umano, la tua reale passione, le tue competenze, le tue esperienze, le tue abilità, i tuoi fallimenti (che sono umani e parte della tua storia), la tua capacità di innovare, il tuo servizio e solo da ultimo il tuo prodotto (che è la risultante dei punti precedenti).

Il Pet Video Marketing rappresenta dunque una leva di innovazione CANtastica che può fare la differenza nei settori dove la sensibilità conta molto, nella delicata relazione con il pubblico, per comunicare in modo più originale, efficace, veloce, personale ed ottenere dunque migliori PETformance, migliorando il rapporto con clienti già acquisiti o da acquisire.

Ma forse hai ancora seri dubbi su questo tema “poco convenzionale”. Sei ancora convinto che i video siano tutta scena e che “chi lavora sul serio” abbia ben altre cose da fare nella vita.

Dedicato agli scettici: ecco cosa dicono i numeri.

  • Il 54% dei clienti ama vedere video più di qualsiasi altro tipo di contenuto, come mail, newsletter, articoli di blog e post;
  • Il 74% dei contenuti web è già rappresentato da video e si prevede che entro la fine del 2019, questa percentuale salirà all’80%, indipendentemente dai canali web e social utilizzati;
  • Il 30% del tempo che gli utenti trascorrono online è dedicato alla visione di video;
  • Sebbene 5 miliardi di video vengono visualizzati su YouTube per puro intrattenimento, i potenziali clienti guardano i video anche per informarsi e prendere le migliori decisioni su quali prodotti acquistare;
  • Il 90% dei consumatori afferma infatti che un video li aiuta a prendere le giuste decisioni di acquisto;
  • il 64% dei clienti normalmente acquista un prodotto online dopo aver guardato un video che lo riguarda.

Il pubblico di oggi vuole messaggi utili, genuini ed originali, in modo semplice, veloce e anche divertente.

Il segreto per un video di successo è dunque abbandonare il vecchio stereotipo di spot pubblicitario, come la televisione ci ha abituato negli anni, per sviluppare una comunicazione più autentica, in grado di generare empatia e favorire la nascita di un vero rapporto di fiducia.

Grazie al potenziale del Pet Video Marketing possiamo oggi creare percorsi narrativi per emozionare, ingaggiare e creare relazione con la nostra audience.

Non si tratta più semplicemente di mostrare il prodotto o persuadere un consumatore passivo, questo modo di comunicare è finito e non funziona più.

Il tuo pubblico è attivo e coinvolto, è lui che sceglie (e compra).

Vuole essere partecipe dei valori, dello spirito, dell’identità, della missione, del comportamento etico, delle azioni e degli obiettivi “sani” della tua un’azienda.

Il tuo cliente non compra più un prodotto, compra soluzioni, benefici e soprattutto compra la tua azienda per ciò che di “buono” essa rappresenta.

E per finire ricorda che le decisioni di acquisto sono sempre più spesso dettate dalle emozioni e meno dalla razionalità.

Anche quando pensiamo di agire in modo conscio e consapevole, ci sono suggestioni che agiscono in modo così profondo sull’inconscio, tali da generare la spinta all’acquisto.

L’identificazione nel brand e nei suoi valori è una di queste e non ho alcun dubbio quanto ti dico che i video sono oggi lo strumento più efficace per comunicare.

Pet Social Listening

Il vero Pet Marketing è ascoltare

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La maggior parte delle aziende concepisce i Social come un canale per parlare di sé, dei propri prodotti e servizi.

Solo poche aziende invece utilizzano i Social per ascoltare quello che si dice in rete sul loro brand, sulla loro reputazione, mercato, concorrenti, per scoprire quello che non sanno, per intercettare le conversazioni che contano, come le obiezioni, le critiche, i desideri, le esigenze, le paure, i problemi delle Buyer Personas e trasformare questi “sentimenti” in efficaci azioni di comunicazione e Pet Marketing.

Se è vero quello che mi sono sentito dire migliaia di volte ovvero “ma noi siamo un’azienda diversa“, se è vero che ascoltare è la prima regola della comunicazione efficace, è forse arrivato il momento di ripensare il tuo Pet Marketing con il supporto della Social Listening, uno strumento sino a pochi anni addietro inarrivabile per la maggior parte delle PMI (piccole e medie aziende) e di dominio delle sole multinazionali.

Quali sono i benefici della Pet Social Listening?

Le aziende che comprendono l’importanza della Pet Social Listening possono ottenere benefici davvero pesanti in chiave competitiva:

  • Potenziare occhi e orecchie monitorando, in tempo reale, quello che succede in rete, a livello globale, in lingue diverse, su canali diversi;
  • Capire davvero cosa dicono e pensano i consumatori del tuo brand, dei tuoi prodotti, dei tuoi servizi e dei concorrenti;
  • Misurare il “sentiment” proveniente dal mercato, confrontandolo con la concorrenza, per meglio gestire nuove opportunità, la relazione con il cliente oppure affrontare proattivamente eventuali situazioni di crisi;
  • Comprendere quali sono gli argomenti, le storie, i messaggi, i contenuti che interessano di più ed aumentare la capacità di proporre contenuti e soluzioni di reale valore aggiunto per il tuo pubblico;
  • Trasformare le conversazioni ed i dati provenienti dai sociali in strategie utili al tuo business nei delicati processi di Comunicazione, Pet Marketing e Vendita in chiave Phygital.

Cosa deve fare la tua azienda per cogliere i benefici della Pet Social Listening

Il tema della Pet Social Listening è tutt’altro che frivolo e di secondaria importanza per una azienda, a prescindere da settore e dimensione, tanto nel B2B quanto nel B2C, tanto si parli di cose belle (viaggi, ristoranti, moda, design, arte, cani, gatti …), di cose di lavoro (consulenza, formazione, management, tecnologia…) o di cose meno belle (politica, scandali, guerre, crimini, corruzione, evasione, cronaca nera…).

La capacità di sviluppare una strategia di Pet Inbound Marketing finalizzata a “rimettere il cliente al centro”, di produrre contenuti di valore che siano compatibili alle esigenze ed ai problemi delle buyer personas, dipende dalla volontà di ascoltare, per scoprire cosa pensa di noi e dei nostri concorrenti, può davvero mettere “4 zampe motrici” alla tua azienda e permetterle di viaggiare “a coda alta” e correre più veloce di tutti.

Ma attenzione: ancora una volta non stiamo parlando di nuovi “giochini tecnologici” per fare scena o generare dei colorati Power Point, ma di un modo estremamente innovativo di ripensare il rapporto con il pubblico.

Partiamo da un semplice presupposto: i Pets sono creature fortemente orientate alla socializzazione ed altrettanto lo sono i Pet Parents, che sui diversi canali social intrattengono conversazioni continue, condividono esperienze, cercano soluzioni, manifestano problemi, si confrontano con i loro pari, senza veli e senza censura, in modo autentico e diretto.

Quale migliore opportunità per comprendere meglio i loro interessi, le loro esigenze, “profilarli” ed essere in grado di “abbaiare” la loro stessa lingua?

Forse non tutte le aziende si sono accorte di cosa si parla davvero sui social.

Non più di crocchette per cani o gatti ma di cucina casalinga, di come “cucinare per il proprio amato Pet”.

Non più di pacchetti viaggi ma di esperienze uniche ed irripetibili da vivere “almeno una volta nella vita”.

Non più di ristoranti dove si mangia tanto e si paga poco ma di emozioni eno-gastronomiche in grado di “coinvolgere tutti i sensi” (ciò spiega perché #foodporn sia tra i 10 hashtag più usati al mondo).

I Social non sono lo strumento per fare azione commerciale.

I social per loro natura sono luoghi dove conversare, confrontarsi, condividere, costruire relazioni, creare attenzione su temi specifici, far crescere la tua community con l’obiettivo di amplificare la portata dei tuoi contenuti, generare traffico verso il sito dell’azienda e portare gradualmente il pubblico a compiere specifiche azioni, le mitiche “call to action“.

Idealmente ogni azienda dovrebbe essere omni-canale, ovvero attiva su tutti i canali (fisici e digitali) dove sono presenti i potenziali clienti, il che significa su tutti i social.

Ma ciò risulta molto complesso, soprattutto per le piccole e micro aziende, richiedendo ingenti risorse di tempo e budget ed una attività costante che non conosce sosta.

E’ necessario dunque fare delle scelte e queste dipendono dagli obiettivi di Pet Marketing che la tua azienda animale intende realmente perseguire, andando per prima cosa a sfatare alcune convinzioni limitanti quali:

  • Facebook è un canale esclusivamente B2C, di basso livello e solo per “vecchi”;
  • Twitter è efficace esclusivamente per dialogare con i Media ed in Italia “funziona poco”;
  • Linkedin va usato esclusivamente a scopo “business”;
  • Instagram è il canale ideale ed esclusivo per le aziende dei settori “fashion, design, arte e viaggi”;
  • Youtube è il canale privilegiato di “blogger ed influencer”;
  • Il mail marketing non funziona più e “non ha mai funzionato”;
  • Blog, Forum e Gruppi Social gestiti da Medici, Veterinari, Nutrizionisti, Esperti di Marketing, Formatori, Motivatori e Coach non sono per nulla credibili ed hanno “secondi fini”;
  • Il Sommelier su Whatsapp e le degustazioni di vino online sono a dir poco “ridicole”;
  • I Webinar ed i VideoCorsi sono “soldi spesi male”;
  • Le video ricette vegane sono tutte “fake” e gli ingredienti utilizzati non sono tutti di origine vegetale;
  • I vini vegani non esistono e sono una “invenzione degli animalisti”.

La risposte vere dipendono solo dai numeri e non dalle opinioni!

Per questo ti consiglio di sperimentare sulla tua pelle, ovviamente senza fare salti nel vuoto.

Non servono anni per capire quali siano i canali più adatti alla comunicazione del tuo brand, ma tieni presente che non esiste una strada sicura che funzioni per tutti nello stesso identico modo.

E non dimenticare mai che la stessa persona con cui interagisci su Linkedin in “giacca e cravatta” durate il giorno è la stessa che troverai in jeans e scarpe da ginnastica alla sera su Facebook.

Sui social troverai persone (con la P maiuscola) in diversi momenti della loro vita (giovani e meno giovani), della giornata (lavoro e tempo libero), con diversi livelli di informazione e consapevolezza.

Gli interlocutori sono sempre gli stessi, ma in diversi momenti e su diversi canali possono manifestare esigenze diverse.

Ma ricorda bene: aprire un nuovo canale social non è un gioco (o uno scherzo).

La presenza sui Social richiede un impegno costante e non può essere gestita con la zampa sinistra, nei ritagli di tempo “dal cugino o dal nipote che mastica di informatica”. Ogni riferimento di parentela NON è puramente casuale.

Pet Referral Marketing

La PAWsitività è contagiosa

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Le recensioni positive possiedono un valore inestimabile quando si tratta di influenzare, facilitare e stimolare la decisione di acquisto del pubblico.

Conosciuto in passato come passaparola, il referral marketing rappresenta una nuova frontiera per la aziende di qualsiasi settore, che devono rivedere la propria strategia di Comunicazione, Marketing e Vendita per rafforzare la relazione con il Pubblico, aumentare la fiducia verso il brand ed incentivare la motivazione naturale di condividere ciò che apprezza ed ama, trasformando così un semplice cliente soddisfatto nel più motivato dei venditori.

Quali sono i 5 benefici del Pet Referral Marketing?

Le aziende che comprendono il valore competitivo di trasformare clienti soddisfatti in promotori naturali, compratori in influenzatori, genitori di cani e gatti, discepoli del Veg, amanti del vino in ambasciatori del brand, Marketing in Pet Marketing, possono davvero ottenere risultati CANtastici sul piano commerciale:

  • Generare nuovi contatti, allargare il proprio network, sviluppare nuove opportunità, aumentare le vendite online e offline;
  • Migliorare la reputazione, creare una relazione di fiducia e limitare le obiezioni della vendita classica;
  • Portare la soddisfazione del cliente ad un livello superiore, rafforzando la capacità di trattenerlo e fidelizzarlo;
  • Consolidare un vantaggio competitivo difficilmente attaccabile da parte di altre aziende;
  • Rafforzare l’efficacia del B2C, elevando la marginalità delle vendite ed ottimizzando al contempo i costi della gestione operativa.

Cosa deve fare la tua azienda per cogliere i benefici del Pet Referral Marketing?

Il tema del Pet Referral Marketing rappresenta una nuova frontiera per la aziende di qualsiasi settore, che devono rivedere la propria strategia di Comunicazione, Marketing e Vendita per rafforzare la relazione con il pubblico, aumentare la sua fiducia verso il brand e stimolare la motivazione naturale di condividere ciò che apprezza ed ama, trasformando un semplice cliente soddisfatto nel più motivato dei venditori.

Ma attenzione a non tradurre letteralmente dall’Inglese all’Italiano dove “referral” diverrebbe “raccomandazione” alterando e contaminando i sani principi su cui si fonda: “chi da, riceve”.

E adesso è arrivato il momento di porti la fatidica domanda: “i tuoi clienti suggerirebbero i tuoi prodotti ed i tuoi servizi ai loro migliori amici a 2 e 4 zampe?”

Alcune “Pillole di Pet Marketing” ti hanno stimolato e desideri approfondirle?

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